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venerdì 22 giugno 2018

59# sintesi di fine anno a metà anno

Ho sperato nel dicembre passato che in  questo nuovo anno ci fosse una svolta per me.
Me ne ero convinta, anche in riferimento al lavoro del Nord in cui, in verità,  non avevo mai creduto, ma vedevo in esso un  passaggio per progetti futuri di cui ero stato messa al corrente.

Ma nulla fu di tutto ciò , né delle mie ipotesi né del vero che mi trovai a vivere.
Anzi vi confido qualcosa che mi sono portata sempre dentro, dall'ultimo giorno della mia permanenza nel lontano Nord, per evitare di fare ulteriori pensieri negativi verso un titolare tanto generoso quanto ambiguo. 
Ero in una piazza a pranzo con un paio di colleghi quando nel farsi del discorso compresi che vi era un progetto o cosa simile in cui far rientrare un certo numero di personale per ottenere finanziamenti che vennero per l'appunto poi ottenuti. La mia mente ritorno indietro alla velocità del nastro di una vecchia cassetta musicale, quando mi sovvenne la richiesta del mio c.v. con consigli vari per la compilazione per poter essere inserito in un progetto, di cui non ho saputo più nulla. Sospettai in quella piazza che  venni usata, nel silenzio, nell'ignoranza mia in materia aziendale.
Comunque tornai a casa mettendo a tacere tutti i dubbi, tutte le ambiguità di una esperienza di cui non ho mai compreso quale fu la necessità a essere vissuta: a parte certe amicizie che tutt'ora sembrano sopravvivere.

Il mio ritorno non fu dei più semplici, tutt'ora ne percorro la via tortuosa, cercando di capire il punto in cui  deviare e trovarmi nel giusto cammino, che magari nemmeno esiste.

Ho lasciato C. per l'immensa diversità che ci accomuna, l'ho rivisto ieri per parlare, ma lui si avvicina in ogni caso, ancora. Oggi mi ha riscritto per alcune preoccupazioni che nutre per una situazione che deve risolvere, gli ho dato dei consigli che credo non ascolterà. La mia partenza per la Capitale potrebbe essere l'unica rassegnazione definitiva, ma ci vuole ancora tempo.

Il rapporto con Matthew si è raffreddato, non so se per colpa mia (forse si ) o per le sue ultime esperienze di cui solo per caso ne sono venuta a conoscenza.
Non so se sia cosa buona poichè se nemmeno amicizia era meglio soffrire subito e rassegnarsi.

La mia salute è costellata da piccoli acciacchi che mi danno pensieri. Sono fortemente sotto stress, il mio corpo si ribella.

Non mi guardo più allo specchio come una volta, non mi sto pesando più, ma non dimagrisco. 
A testa nuda mi piacerebbe bagnarmi di pioggia e non come qualche giorno fa solo di qualche goccia.

Siamo solo a sei mesi dell'anno, alla metà,  già faccio resoconti come fossi a un passo da capodanno.
Non mi era mai capitato prima. Mi sento in gabbia estremamente consapevole della mia sofferenza interiore. Fatico a pregare. Mi piacerebbe ritornare Lourdes.

Vivo uno degli anni più complessi della mia esistenza dopo alcuni di quelli universitari.
Spero in una nuova città che sappia accogliermi e nella quale riprovare a costruire qualcosa: solo questo pensiero ormai mi fa alzare la mattina.

2 commenti:

  1. "bisogna essere attenti / per essere padroni di se stessi / bisogna essere attenti" e quante volte mi sono cantato mentalmente questa frase, e quante volte mi è parsa non solo vera, m addirittura necessaria... e a volte bisogna essere attenti che il bisogno di cambiare sia un "andare verso" e non tanto un "fuggire da", ché in fondo spesso fuggire da significa fuggire da sé, e da sé non si può fuggire mai, in realtà....

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  2. Devi sperare e agire per te stessa, una Emme, migliore, una nuova città è roba esterna, come ambiente può avere qualche importanza, non lo nego, ma oltre che relativa è anche transitoria, visto che una volta che ti saresti mossa spazialmente, passata la novità, ricadresti in alcuni comportamenti che non ti soddisfano/non ti fanno bene.

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